sabato 30 maggio 2009

Acquacheta aquiloni in alternativa al parco eolico industriale

Ma si può generare energia eolica senza dover innalzare torri alte 155 metri e devastare quasi 6 km di boschi e crinali oltre a piattaforme in cemento armato e una rete stradale in mezzo al bosco?



Sembra di si e, cosa curiosa e quasi fantasiosa e poetica con degli aquiloni!

Non ci credete?

Leggetevi questa proposta:
Una centrale elettrica ad aquiloni l'ultima sfida all'energia nucleare
la repubblica 11 giugno 2008

CHIERI (Torino) - Se avete mai usato un aquilone, avete sentito quanto il vento tira sulle mani. Più è grande, più tira. Come vi spiegherà qualsiasi amante di kite surfing, possono far volare anche gli uomini. "Anzi - dice Massimo Ippolito, kite surfer per hobby - li costruiscono inefficienti apposta, altrimenti ti porterebbero via". Più in alto arrivano, più forte tirano.

A questo punto non è più un gioco per bambini e neanche uno sport. E' un'occasione: le forze, in natura, non si sprecano. Soprattutto, se si possono usare per generare elettricità. Forse ci voleva l'incontro fra un kite surfer come Ippolito e un appassionato di vela, come Mario Milanese, docente al Politecnico di Torino, perché scattasse l'idea di rivoluzionare dalle fondamenta il modo di produrre energia eolica. (...)


L'aquilone eolico alle prove di volo
il sole 24 ore 31 Maggio 2007

Eolico d'alta quota. Il vento d'alta quota spira di continuo. E questa estate prenderà il volo il secondo prototipo di KiteGen, il super-aquilone per l'eolico del futuro. Un'ala in materiali speciali che salirà a 800 metri dal suolo e dovrebbe confermare i primi risultati della scorsa estate, che all'altezza di 200 metri verificarono l'alta densità di energia cinetica ottenibile con il Kitegen. Un progetto ideato da un meccatronico torinese, Massimo Ippolito e oggi oggetto di un progetto operativo finanziato dalla Regione Piemonte che associa il Politecnico di Torino, la Sequoia Automation, la Modelway e la Cesi. Obiettivo la realizzazione di una giostra di aquiloni di alta quota in grado di ruotare continuamente e così di produrre energia, con una densità, in un chilometro cubico, pari a quella di una centrale nucleare. Pochi giorni fa, dal consorzio di pmi protagoniste è nata la Kitegen Research Srl, che sta già depositando i primi brevetti internazionali. I passi successivi, dopo le prove sull'ala volante saranno il sistema di sensori per la stabilità aerea della giostra e infine la base rotante piezoelettrica. (...)

ecco qui l'aquilone eolico:
Kite Gen

Come invertire rapidamente l’attuale rapporto fra l’energia prodotta da fonti rinnovabili e quella da fonti non rinnovabili è l’imperativo sull’agenda dei leader, delle nazioni e delle imprese in tutto il mondo.

La visione di Kite Gen è implementare e mettere sul mercato un concetto completamente nuovo di centrale elettrica, adatto a quasi ogni territorio, per la produzione da fonte rinnovabile di elettricità a costi inferiori a quelli ottenuti con i combustibili fossili (petrolio, carbone, gas), in diretta competizione con le odierne installazioni convenzionali della classe del GigaWatt.

La fonte energetica, attualmente non sfruttata e disponibile ovunque, è il vento in quota, raggiunto tramite batterie di grandi profili alari di potenza in volo a una altezza di 800 / 1 000 metri, i cui movimenti sono controllati elettronicamente via sensori e software proprietario.

I profili alari sono ancorati ad una struttura a livello suolo, che viene trascinata ruotando lungo un asse verticale e nella quale avviene la generazione di energia. (leggi tutto)

Acquacheta aquiloni per produrre energia al posto di pale eoliche


giovedì 28 maggio 2009

Al Comitato Spontaneo Ariacheta

Al Comitato Spontaneo Ariacheta

San Godenzo (FI)

Cari amici,

abbiamo visto il comunicato che avete fatto il 12 marzo sulla installazione di un impianto eolico sui vostri crinali.

Nel nostro comune è ormai da anni che ci battiamo contro la realizzazione di simili impianti, dando voce, in Consiglio Comunale e a livello istituzionale, ai diversi comitati che si sono costituiti per contrastare i vari progetti; per questo esprimiamo tutta la nostra solidarietà alla vostra lotta e ci auguriamo che fra noi possa concretizzarsi anche una forma di collaborazione operativa.

Vogliamo chiarire da subito che non siamo contrari all’uso del vento come fonte energetica, ma tale uso deve avvenire nei luoghi e nei modi che non pregiudichino le ricchezze naturali (ambientali e umane). Ci sembra che le vostre proposte, sintetizzabili nella formula «creazione di un “distretto energetico da energie rinnovabili” controllato dai cittadini» vada in questa stessa direzione. È una precisazione importante perché l’accusa che piú di frequente ci viene rivolta è quella di essere falsi ambientalisti perché ci opponiamo all’eolico e, in questo modo, daremmo addirittura un aiuto ai sostenitori della reintroduzione del nucleare. Niente di piú falso.

In realtà, intorno alla questione della installazione di grandi impianti eolici industriali ruota una complessa questione economica, che ha come protagonista principale le grandi multinazionali del vento e, con un ruolo di gran lunga secondario, le amministrazioni locali e alcuni privati cittadini sui cui terreni dovrebbero essere collocate le pale.

Crediamo che sia nota la redditività economica di questi impianti che giustifica investimenti ingenti. L’aspetto però che riguarda da vicino i cittadini e sul quale è necessario soffermarsi è quello delle scelte locali (amministrazioni e cittadini).

La situazione economica dei comuni – e a maggior ragione dei piccoli comuni di montagna – è ogni giorno piú difficile e ogni scelta che può incrementare le entrate sembra accettabile e giusta. È comprensibile anche la scelta dei proprietari di terreni che praticamente non danno reddito e dai quali diventa possibile ottenere un compenso «significativo».

Per ciascuno di noi, ma soprattutto per gli amministratori, è necessaria una riflessione seria. È forte per chi ha bisogno di soldi fare proprio il detto popolare «meglio un uovo oggi che una gallina domani». Ma si deve stare attenti che per avere l’uovo non si uccida la gallina.

I nostri territori – come anche voi avete bene individuato – hanno un valore che non è solo ambientale o estetico, ma anche economico. Perché questo valore si concretizzi sono necessari progetti e interventi che richiedono un impegno molto complesso; è molto piú semplice accettare l’offerta dei realizzatori dei grandi impianti industriali.

Si pensi che nel nostro comune (Firenzuola) dal 2002 a oggi sono stati presentati 7 progetti (con una capacità produttiva di circa 200 MW) a nessuno dei quali il Comune ha detto «no». Se per assurdo tutto quello che è stato progettato fosse realizzato il Comune di Firenzuola avrebbe sul suo territorio un terzo degli impianti eolici previsti per tutta la Toscana.

Le procedure devono essere rovesciate: anziché aspettare e accettare le proposte delle multinazionali, dovrebbero essere gli enti locali, in stretta collaborazione con i cittadini e con le istituzioni provinciali e regionali, a individuare i luoghi, le dimensioni, le modalità di realizzazione degli impianti. E la prospettiva, in comuni piccoli come i nostri, deve essere quella dell’autosufficienza energetica dei nostri territori.

Su temi cosí grandi e complessi la fretta e il bisogno sono pessimi consiglieri. Sappiamo che il cambiamento delle politiche energetiche è un bisogno impellente, ma se i grandi inquinatori mondiali si sono presi tutto il tempo che vogliono per continuare a inquinare, in barba al protocollo di Kyoto, prendiamoci anche noi un po’ di tempo per approfondire la discussione con i cittadini, per arrivare a scelte condivise, con la certezza che il nostro impegno e tutto rivolto a contribuire, nel nostro piccolo, alla soluzione del problema energetico e non a creare problemi agli amministratori locali.

Con amicizia

Luciano Ardiccioni
consigliere comunale

Firenzuola, 20 marzo 2009

Voglio l'erba voglio!

Voglio un'industria che non inquini l'aria, l'acqua, il suolo.
Voglio un'industria che non devasti l'ambiente naturale.
Voglio un'industria che non alteri gli equilibri umani.
Voglio un'industria a basso impatto energetico.
Voglio un'industria che produce occupazione.
Voglio un'industria che è il principale valore aggiunto del nostro Paese.
Voglio un'industria che è denominata Turismo culturale.
Un'industria che non sfrutta ma valorizza il patrimonio artistico, paesaggistico ed eno-gastronomico dei luoghi.
Un'industria che incentiva
i prodotti artigianali, agricoli di pregio, le tradizioni locali e folkloristiche.
Un'industria che è capace di generare calore e simpatia nei potenziali "consumatori turistici".
Voglio l'erba voglio?

nella foto la piana dei Romiti immaginata con un bell'impianto industriale di produzione di energia eolica!!!
è questa l'industria che vogliamo???

Appuntamenti

da Corrispondenze Informazioni Rurali apprendiamo che il 29 – 30 – 31 Maggio 2009 si svolgerà un incontro alla Greta, nella valle dell’Acquacheta










altro importantissimo appuntamento è quello previsto per il 2 giugno 2009 intitolato Dove osano le pale - Prima camminata dell’Ariacheta contro l’eolico industriale promosso dal comitato spontaneo Ariacheta


Acquacheta ... quando l'alternativa al consumismo era una comune di "zappatori senza padrone"

Li ricordiamo tutti con affetto e per questo un post deve essere a loro dedicato.

"Da Piazza Navona agli Appennini, dagli Appennini a Piazza Navona”- cronaca, storia, documentazione, testimonianza, immagino della dantesca valle dell’Acquacheta a cura del collettivo “Zappatori senza padroni G. Winstanley” della cui lettura devo ringraziare Marcello Baraghini, mitico editore di Stampa Alternativa.

1977, Aprile. Arrivano Rino e Gianbardo a visitare Pian Baruzzoli. Le case sono circondate sino alle soglie da sterpi, ortiche e rovi. All’interno, al primo piano, qualcuno si è portato via un intero camino. I tetti sono disastrati, le tracce di umido denotano infiltrazioni di acqua. Una delle poche stanze abitabili è completamente nera di fumo; è stata usata per far seccare le castagne. La sorgente ed il relativo serbatoio (il “pozzo”) è otturato ed all’interno si trova una pecora morta (…)

Maggio. Arrivano Jerri, Vitalino e Massimo reduci dall’ennesimo tentativo di comune agricola vicino a Modigliana. Ci si da fare per allargare lo spazio abitabile, si raccoglie legna secca, si inizia a costruire uno steccato intorno ai due orti in quanto Jerri porta con se la capra “Cipollina”, che sin da piccola lo segue come un cagnolino. Si accelerano i tempi e pur in ritardo si semina tutto il possibile. Il lavoro è duro, la terra è bassa; e si deve anche fare dell’artigianato per rimediare i soldi necessari per l’alimentazione e le zappe. Si progetta di costruire letti di legno e nel frattempo si portano sù per l’Arrabbiata alcuni materassi. L’entusiasmo è grande, come quando ci si mette a dissodare terre vergini(…)

Giugno-Luglio. Arrivano Ulisse, Adria no, Maurizio e Franchino da una comune vicino Vercelli (…)



Una serie di link ce li farà ri-conoscere nella loro più genuina semplicità di vita:

Gli Zappatori dell’Acquacheta


I semi dell’Acquacheta


I semi dell’Acquacheta, parte II


I semi dell’Acquacheta parte III


I semi dell’Acquacheta, parte IV


I semi dell’Acquacheta, parte V


Alla ricerca del “popolo degli elfi”


Trent’anni dopo all’Acquacheta


Elfi si diventa, Elfi si rimane

Cosa sono i Rainbow Gatherings?

l'Acquacheta e il Flegetonte

Acquachéta – È uno dei tre torrenti che formano il fiume Montone (Romagna), che bagna San Benedetto in Alpe (v. San Benedetto dell’Àlpe); Dante lo considera come la prima parte di esso e quale primo fiume appenninico che “divalli” all’Adriatico senza raggiungere il Po (Mel., 17); la sua cascata ispirò alcuni versi del poeta (Inf. XVI, 94-102). Probabilmente l’idronimo deriva da un diminutivo di acqua.
Dante, nella sua discesa nell'Inferno, arriva sull'orlo del settimo cerchio, separato dall'ottavo da un grande salto roccioso da cui scende, formando una rumorosa cascata, il Flegetonte, uno dei fiumi infernali. Per rendere più chiara l'immagine che a lui si presenta il poeta ricorre ad una similitudine, paragonando il salto e il rumore delle cascate del Flegetonte a quelle dell'Acquacheta, importante corso d'acqua romagnolo affluente del Fiume Montone. Infatti il torrente, che nasce sull'Appennino nei pressi del Monte Levane, poco prima di passare per S.Benedetto in Alpe precipita in modo spettacolare da un alto salto di arenaria, dividendosi in mille, rumorosi rivoli. La similitudine per descrivere la cascata è particolarmente prolissa e complessa ed occupa quattro terzine. Per dire che gli ricorda la cascata "dei Romiti" presso San Benedetto dell'Alpe il poeta inizia a descrivere il fianco sinistro dell'Appennino, che nasce dal Monviso, dove scorre il fiume che si chiama Acquacheta e che cambia nome a Forlì (diventa il Montone) rimbombando sopra San Benedetto dell'Alpe; questo perché da un dirupo fa un salto che in genere dovrebbe essere frazionato in mille dislivelli più piccoli.

mercoledì 27 maggio 2009

In/Versi ... Concorso di Poetiche InVersa/Mente Spropositate

E' indetto un concorso di poesia dal titolo:
In/Versi ... Concorso di Poetiche InVersa/Mente Spropositate

A differenza del giornalismo la partecipazione a questo concorso di stesura testi poetici è libera!

L'argomento ispiratore del presente concorso è:
dallo stato di Acqua/Keta a quello di Aria/Keta senza assumere Keta/Mina

Non c'è limite alla fantasia poetica, non c'è limite di tempo e spazio, l'importante è partecipare ... non vincere, infatti l'ente organizzatore non concede premi ma assicura visibilità, successo e potere mediatico!

date che siamo tutti Santi Poeti e Navigatori il concorso è aperto a tutti, cani e porci, belli e brutti ...

Anche il Popolo della Libertà può tranquillamente partecipare sfogando qui la propria sfrenata fantasia e creatività ... l'unico limite è quello di evitare di sfruttare questo concorso per proporre tesi sulla finanza creativa anche se questa è la loro unica prerogativa!

Nasce il parco culturale (di poesia, letteratura, storia e folklore) dell'Acquacheta

«Come quel fiume c'ha proprio cammino
prima dal Monte Viso 'nver' levante,
da la sinistra costa d'Apennino,
che si chiama Acquacheta suso, avante
che si divalli già nel basso letto,
e a Forlì di quel nome è vacante,
rimbomba là sovra San Benedetto
de l'Alpe per cadere ad una scesa
ove dovea per mille esser recetto;
così, già d'una ripa discoscesa,
trovammo risonar quell'acqua tinta,
sì che 'n poc'ora avria l'orecchia offesa.»

Dante Alighieri, Divina Commedia (Inf. XVI, 94-102)

L'Acquacheta è un luogo incantevole, in ogni stagione, offre emozioni indimenticabili.
Il fosso dell'Acquacheta nasce alle pendici del monte Peschiena sul crinale Tosco-Romagnolo in provincia di Firenze.
Il percorso iniziale è molto tortuoso e si snoda tra gole strette (forre) e meandri, raggiungendo la Piana di Romiti.
Le Cascate dell'Acquacheta sono immerse in una foresta di querce, castagni e faggi.
Dante Alighieri nel 1302 vi transitò nel suo peregrinare fuggiasco da Firenze e rapito dal frastuono della caduta ne trasse ispirazione per la sua somma opera.
Per raggiungere la zona da San Benedetto in Alpe si percorre un sentiero immerso nel verde che costeggia il torrente per circa due ore di cammino.
L'area è inserita nei confini del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna.
Da qualche mese tutto l'intorno (Monte Peschiena, Fiera dei Poggi, Monte Lavane, Piana dei Romiti) è minacciato da un'intervento distruttivo sia da un punto di vista ambientale, paesaggistico e culturale.
Un parco eolico costituito da 15 pale alte 155 metri svetteranno sul crinale tosco-romagnolo.
L'unica alternativa concreta è promuovere e realizzare in quel territorio un PARCO CULTURALE che facendo sui caratteri storici e sociali ne valorizzi la vocazione e ne promuova uno sviluppo compatibile con le sua più intime caratteristiche.
Il progetto di PARCO CULTURALE DELL'ACQUACHETA verrà presentato alla stampa e al mondo intero il prossimo 2 giugno dal nostro blog, in collaborazione con il comitato Ariacheta in occasione della Prima camminata dell’Ariacheta contro l’eolico industriale.
Per questa occasione è stato anche invitato Roberto Benigni testimonial d'eccezione del recupero culturale dell'opera dantesca!